Efficientamento energetico è diventata ormai la parola d’ordine oggigiorno e a ragion veduta. Il consumo degli edifici pubblici da soli è pari al 18% del consumo statale totale ed interventi di efficientamento (per esempio portare un edificio di classe G a classe B o C) possono determinare un risparmio del 20-25%, con tempi di payback relativamente brevi. Tuttavia quali sono gli interventi più importanti e le scelte migliori?
Molto spesso davanti a questa domanda gli esperti si dividono in due fazioni opposte: i sostenitori della passive house, e i promotori dell’active house. La differenza tra le due filosofie costruttive rimane però a volte nebulosa e non è ben chiaro quale dei due tipi di edificio vada privilegiato.
Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Active House
L’active house è un’organizzazione no profit supportata e gestita da un gruppo di Alliance Partners.
Il design, l’orientamento e i materiali impiegati sono pianificati e organizzati al fine di massimizzare il risparmio e l’efficienza energetica. Per esempio vengono sfruttati al massimo l’energia del sole, i sistemi di controllo intelligenti, le facciate dinamiche (facciate cioè composte da elementi mobili che si aprono e chiudono a seconda dell’incidenza dei raggi solari cambiando così l’estetica dell’edificio ed optimizzando le condizioni microclimatiche interne) e finestre con filtri solari incorporati.
Allo stesso modo pareti, tetti, pavimenti, sistemi di riscaldamento e ventilazione sono progettati all’insegna della massima efficienza energetica. Tutto questo viene coniugato con una pianificazione strategia delle stanze, ossia la posizione di ciascun locale è stabilita in base all’esposizione alla luce solare diretta e alla funzione della stanza stessa. Ovviamente tutta l’energia utilizzata proviene da fonti rinnovabili, e sfrutta pannelli solari e pompe di calore, e viene massimizzato l’uso di green technologies.
Ne consegue che le Active House possono essere controllate in funzione delle stagioni e persino dell’ora del giorno. Gli abitanti non devono fare nulla a proposito, perchè sistemi di controllo intelligenti fanno sì che le condizioni all’interno della casa siano ottimali in ogni momento dell’anno e del giorno.
A questo punto vi sembra che l’Active House sia un sogno impossibilmente costoso e un capriccio alla portata di miliardari con il pallino dell’efficienza? Non necessariamente: nel novembre 2013 il sito dell’Active House Alliance ha annunciato un progetto basato in Belgio che si propone di trovare soluzioni economicamente abbordabili per la conversione di vecchie case in edifici con criteri di active house. Per mantenersi aggiornati sugli sviluppi di questo interessante studio vi consigliamo di visitare il seguente sito.
Passive House
La passive house è un concetto di costruzione che mira ad ottenere case efficienti, confortevoli, ecologiche e convenienti.
Lo scopo è di raggiunge un alto livello di comfort energetico utilizzando l’energia prodotta internamente all’appartamento (ad esempio a partire dal calore corporeo, e dal calore liberato dagli elettrodomestici) e dalla luce solare.
La passive house si avvale di un efficiente sistema di coibentazione che crea un involucro termico garantendo pressochè zero dispersione di calore. Tale isolamento termico porta ad una riduzione dei consumi e ad una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica.
E’ stato stimato che le passive houses possono portare ad una riduzione dei consumi energetici del 90% negli edifici pre-esistenti e del 75% in quelli di nuova costruzione.
Perciò riassumendo, Active House e Passive House si propongono di ottenere pressochè lo stesso obiettivo: connubio tra comfort abitativo ed efficienza energetica ottenuti a prezzi abbordabili ed accettabili. La differenza sta appunto nel metodo di realizzazione. Nella Passive House ci si affida ad ottimi livelli di coibentazione ed al massimo sfruttamento delle fonti di calore già presenti nell’appartamento, ma mai sfruttate. Mentre nell’Active House si utilizza una serie di accorgimenti che vanno dalla disposizione strategica delle stanze all’utilizzo di sistemi di controllo e green technologies d’ultima generazione per regolare il microclima interno all’appartamento.
Indubbiamente entrambe le filosofie costruttive hanno prodotto case ed edifici ad alto comfort abitativo comportando grandi risparmi energetici ed il braccio di ferro tra fan dell’active e sostenitori del passive non ha ancora decretato un vincitore.
Una terza tendenza si sta però delineando, che suggerisce non un vincitore ma una fusione dei due principi. Un buon isolamento termico è il punto di partenza necessario per ridurre la dispersione di calore che flagella gli edifici – a tal proposito uno studio di Enea suggerisce che su 1500€ annui di spesa per il riscaldamento, si potrebbe arrivare a risparmiare dai 1000 ai 1200€ l’anno a seguito di interventi di isolamento termico. Tuttavia molti esperti suggeriscono che i principi dell’Active House possono espandere il focus della Passive House principalmente concentrato sull’efficienza energetica, includendo sistemi di regolazione intelligente del microclima interno e di qualità dell’aria, e migliorando il comfort abitativo attraverso una saggia progettazione a priori. Il risultato sarebbe una casa altamente efficiente che si adatta dinamicamente alle condizioni climatiche esterne a seconda della stagione e dell’ora del giorno e offre agli abitanti il massimo comfort possibile.
Dunque perchè decidere quando si può avere entrambe?
Ulteriori informazioni e spunti di discussione possono essere trovati ai seguenti link:
inside the housing evolution
pinwheelbuilds