Purtroppo il settore delle costruzioni, che per lungo tempo nei decenni passati aveva fatto da traino all’economia del nostro paese, oggi fatica a riprendersi, continuando a perdere occupati e la crisi coinvolge tutti: dai progettisti (architetti, geometri, ingegneri), alle imprese edili ed ai suoi dipendenti; dalle immobiliari ai piccoli artigiani; fino alle grandi ditte produttrici e fornitrici di materiali da costruzione. In uno scenario di questo tipo, che permane invariato da diverso tempo e non accenna a migliorare, appare oramai chiaro a tutti che per riuscire a rilanciare l’edilizia non si può più continuare a pensare “alla vecchia maniera” puntando su interventi di nuova costruzione, che peraltro comporterebbero ad un ulteriore consumo di suolo, ma l’unico rimedio possibile è quello di cambiare ottica e concentrarsi sulla rigenerazione e la rivalorizzazione del patrimonio esistente, riqualificando gli immobili in un’ottica improntata all’efficienza energetica.
Questo è stato anche il tema del convegno intitolato ““Il decreto di recepimento della direttiva 27/2012 – Strategie e metodi per l’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale”, tenutosi lo scorso lunedì (15 settembre 2014) a Roma, presso l’Auditorium di via Rieti ed organizzato dai sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil, in collaborazione con l’Ordine Nazionale degli Architetti e con il Dipse (DIpartimento Progetto Sostenibile di Efficienza energetica) dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma. Livio Sacchi, presidente dell’Ordine nell’aprire l’evento ha infatti dichiarato: “L’efficienza energetica e i piani di rigenerazione urbana sono temi cruciali per far uscire dalla crisi la categoria professionale degli architetti”.
Proprio il recente recepimento della Direttiva europea sull’efficienza energetica potrebbe fornire un ottimo spunto ed una grande opportunità per rilanciare l’edilizia, a patto ovviamente che anche nel nostro paese si adottino delle politiche adeguate e più snelle di quelle ora vigenti, che invoglino i singoli cittadini a riqualificare la propria abitazione, consci dei numerosi vantaggi che questo comporterebbe loro. Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente e territorio della Camera dei Deputati, a tal proposito ci ha tenuto a sottolineare come siano già stati stanziati all’incirca 900 milioni di euro l’anno proprio per migliorare il conto termico italiano (700 dei quali per progetti da attuare nel settore privato e 200 per il pubblico), ma fino ad ora sono state avanzate proposte solo per 1 milione di euro, proprio perché il bando era eccessivamente complicato e di difficile comprensione.
Per quanto concerne gli edifici di proprietà della pubblica amministrazione il Decreto legislativo di recepimento della direttiva europea ha fissato nel 3% annuo la quota di superficie da riqualificare, ma è sui privati che si può e si deve intervenire maggiormente, puntando sulla realizzazione di molti piccoli interventi, che consentano non solo di rimettere in moto il settore, ma anche di migliorare effettivamente l’efficienza energetica degli immobili, limitando i consumi futuri e di conseguenza non solo le emissioni di CO2, ma anche i costi di gestione, che pesano notevolmente sulle tasche degli italiani. Questo è lo spirito con cui l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia ha deciso di diventare socio del Cresme e di dare il via ad una ricerca volta a valutare lo stato dell’edilizia in tutta l’area della città metropolitana di Roma, proprio con l’obiettivo di costruire delle linee guida, valevoli per i decenni futuri, che sia rapportabili a quelle prodotte da altri Paesi dell’Unione Europea.