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Dalla NASA arriva il Fotovoltaico pieghevole, modello origami

La NASA ha elaborato alcuni prototipi di pannelli solari ripiegabili e poco ingombranti, che visivamente ricordano molto gli origami giapponesi e che se dovessero funzionare nel modo sperato potrebbero rivoluzionare il mondo dell’energia solare.

Come è ovvio, considerando che si tratta di una sperimentazione attuata dalla NASA, le prime applicazioni saranno quelle in campo spaziale, ma pare che il passo dallo spazio alla terra potrebbe essere piuttosto rapido, anche se chiaramente ci vorranno diversi anni prima che sistemi di questo tipo raggiungano la commercializzazione ed entrino effettivamente a far parte della nostra quotidianità.

Ad occuparsi di questo progetto, da oramai diverso tempo, è il Jet Propulsion Laboratory della NASA che, in collaborazione con Shannon Zirbel, della Brigham Young University ha dato vita all’innovativo prototipo di pannello solare ripiegabile. Questo da chiuso somiglia molto ad un fiore, o ad un ventaglio ed ha un diametro di solo un centimetro, mentre una volta aperto dovrebbe essere in grado di raggiungere diametri da 2,7 a 25 metri, fornendo fino a 250 kW di energia. Tra i principali ideatori del singolare pannello fotovoltaico origami vi è il ricercatore Brian Trease, che proprio durante un soggiorno in Giappone, mentre apprendeva l’antica arte del piegare la carta, ebbe la brillante idea di applicare i concetti appresi alla produzione di energia pulita.

L’obiettivo dell’agenzia spaziale americana è ovviamente quello di riuscire ad assicurare un efficiente e cospicuo approvvigionamento energetico ai propri mezzi spaziali in orbita; ma questo tipo di pannello solare pieghevole potrebbe trovare applicazioni interessanti anche per fornire energia pulita a noi comuni mortali che rimaniamo con i piedi ben piantati a terra, ad esempio si è ipotizzato di poter lanciare una stazione orbitante nello spazio che, in modalità wireless, sia in grado di inviare elettricità sulla Terra dopo aver catturato l’energia solare nello spazio.

L’idea sembra essere vincente e pare avere buone prospettive a lungo termine, ma come si può ben immaginare restano ancora alcune difficoltà tecniche da superare: innanzitutto si sta ancora cercando un materiale che sia in grado di “piegarsi” come la carta degli origani e di aprirsi e richiudersi per svariate volte, resistendo per lungo tempo alle sollecitazioni a cui verrebbe sottoposto, anche in virtù del fatto che nello spazio, in assenza dell’atmosfera, le superfici subiscono un più repentino deterioramento. Inoltre si sta lavorando anche sull’ideazione di meccanismi d’apertura e chiusura motorizzati, poiché difficilmente qualora durante l’estensione del pannello insorgessero dei problemi tecnici si potrebbe intervenire mandando degli astronauti nello spazio. Attendiamo con ansia, dunque, di vedere gli sviluppi di questa ricerca. 

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