Braccio italiano, mente spagnola e cuore portoghese. Se esiste una “via latina” all’energia eolica, Edp Renewables ne è certamente l’emblema.
Un “player” – direbbero gli esperti del ramo – che si muove su un asse internazionale che tocca Milano, Madrid e Lisbona, passando insospettabilmente per Castellaneta e Laterza. É proprio qui, infatti, che la multinazionale iberica sta realizzando un paio di parchi eolici, a due passi dalla wind farm da 56 megawatt della svizzera Bkw. «Due piccoli progetti» dice al Corriere Gianluca Veneroni, amministratore delegato di Edpr Italia.
Piccoli eppure «importanti», perchè il vento tarantino è per producibilità attesa (oltre 2mila ore equivalenti l’anno) tra i più appetibili nel panorama italiano. Una tappa fondamentale, dunque, nella strategia di espansione europea di un gruppo che – spiega l’ingegnere – «è oggi il terzo nel mondo e aspira a diventare il secondo».
Eolico in salsa iberica, con un tocco made in Sud, visto che a Villa Castelli (nel Brindisino) è stato appena inaugurato un impianto da 20 Mw. Stessa taglia di quello già attivo in Lucania, a Pietragalla.
Dunque, ingegnere, chi è Edpr?
«Edp Renewables è la consociata italiana della multinazionale Edp Renovàveis, il braccio spagnolo impegnato nelle energie rinnovabili, eolico in particolare, che fa capo alla casa madre di Lisbona, Energias de Portugal. Per capirci una specie di Enel portoghese che, oltre agli impianti tradizionali, ha scommesso sull’eolico e oggi possiede parchi per 8mila Megawatt nel mondo».
Ci sveli i numeri dei parchi di Castellaneta e Laterza.
«Si tratta di due progetti su cui abbiamo speso un lunghissimo tempo di sviluppo. Sono stati avviati nel 2006 ed erano molto più grandi, parliamo di 90-100 Megawatt su torri da 3 Mw . Nel tempo hanno subito forti tagli, per cui ora stiamo realizzando a Laterza un parco con 7 aerogeneratori per 14 Mw e a Castellaneta uno da 8 per 16 Mw con una produzione attesa annua di 70 Gigawattora…»
Totale 30 Megawatt…
«Progetti sostanzialmente piccoli. In Italia si sta viaggiando su “taglie” che vanno da 20 a 50 Mw, negli Stati Uniti costruiamo impianti da 150-200 Mw, ma lì ci sono distese enormi».
Avete un «respiro» decisamente ampio.
«Edpr ha 860 dipendenti divisi in due piattaforme: Europa e Stati Uniti. Abbiamo un approccio industriale, perchè copriamo tutta la filiera dell’energia eolica: progettazione, sviluppo, realizzazione e gestione. Compresa l’analisi del vento: in Spagna, a Siviglia, abbiamo un team di 50 persone che studia il vento. Facciamo tutto all’interno ma senza ignorare i territori: dove troviamo professionalità locali che rispondono alle nostre specifiche tecniche le utilizziamo».
In quali Paesi siete presenti?
«Germania a parte, in Europa operiamo in Polonia, Romania, Spagna, Portogallo, Francia e Belgio. Poi negli Usa, in Messico e ora anche in Sud Africa».
Siete cacciatori di vento?
«In Italia, ultimo Paese europeo in cui siamo sbarcati, abbiamo avuto un approccio diverso da altri operatori: non abbiamo comprato progetti, con operazioni sostanzialmente finanziarie. Nel 2010 abbiamo acquisito Energia in Natura, una società che, più in piccolo, operava con la nostra stessa logica, ne abbiamo sviluppato i progetti portandoli alla realizzazione. Non siamo sviluppatori di progetti, ma produttori di megawattora…».
Anche lo scenario, nel frattempo, è mutato parecchio.
«Il mercato delle incentivazioni è cambiato e noi ne siamo stati penalizzati. Il cambio di normativa, con il passaggio dai certificati verdi all’asta competitiva su tariffa fissa, ha prodotto un calo dell’incentivo di circa il 40%. Nell’ultima asta siamo giunti a livelli di 121 euro al Mw, contro i 180 di qualche anno fa. Il prezzo del megawatt incentivato ormai non si discosta molto da quello dell’energia sul mercato. In più esistono altri balzelli nel meccanismo incentivante: ma qui scenderemmo nei tecnicismi…».
Il mercato industriale si sta chiudendo?
«Per noi, in un certo senso, è meglio così. Si fa selezione e restano in campo solo gli operatori industriali, anche in un contesto variato».
Castellaneta e Laterza sono parchi piccoli ma importanti.
«Sono territori favorevoli e in Italia ormai non sono molti: c’è sempre meno spazio per l’eolico. Il paesaggio è fortemente tutelato e gli iter autorizzativi sono lunghi e complessi. Per la fine dell’anno questi nuovi impianti saranno in servizio. Per noi è un traguardo molto importante e per questo abbiamo puntato molto sull’ultima asta: abbiamo ritenuto di non buttare al vento gli investimenti fatti proprio a Castellaneta e Laterza».
Un lavoro complesso…
«Vestas fornisce le turbine e le metterà in esercizio; un’impresa locale, Costruzioni De Biasi, sta realizzando le opere civili. E Siemens realizzerà il collegamento con la sottostazione Terna».
Servirà una “paccata” di milioni.
«Complessivamente si tratta di un investimento di 46 milioni di euro».
E la royalty?
«Facciamo un passo indietro. La normativa ha stabilito in modo chiaro che non è dovuta. Noi, però, siamo coerenti e, dovendo stare su questi territori per 30 anni e forse più, abbiamo voluto conservare quanto previsto in convenzione».
Ossia?
«Per il Comune di Laterza è prevista una royalty del 2% sull’energia prodotta, con un minimo comunque garantito e una quota fissa di 20mila euro l’anno. Per Castellaneta la storia è un po’ più complicata. Agli amministratori abbiamo proposto uno schema coerente con quello di Laterza. La proposta è sul loro tavolo da qualche mese e la stanno valutando. Si tratta dell’1,8%, ma sui ricavi totali, anche qui con un minimo garantito».
Qual è l’approccio con le Amministrazioni locali?
«Non vogliamo scavalcarle, ma lavorare fianco a fianco. Quest’anno abbiamo ricevuto il primo premio del Financial Times per il nostro bilancio di sostenibilità e, proprio ieri, il Dow Jones Sustainability Index, che valuta le migliori aziende in termini di sostenibilità ambientale, ha nominato Edp quale migliore azienda al mondo tra le aziende del settore “utilities” (energia, acqua e gas)».
Sostenibilità ambientale ma anche sociale?
«Certo. L’accettabilità sociale è importante nel nostro approccio perchè vogliamo far conoscere alle comunità che cosa facciamo nei nostri impianti, che apriamo anche alle scolaresche. Noi diamo disponibilità, poi sta alle realtà locali utilizzarle».
E quando una pala non gira più che succede?
«Sapendo che siamo a Taranto sarebbe un gioco troppo facile. Però una cosa voglio dirla: a differenza di altri interventi industriali, l’eolico è totalmente reversibile. Fra 30 anni, se dovesse cambiare la sensibilità delle comunità o la nostra politica industriale, semplicemente portiamo via il parco: le torri si smontano e si tolgono anche le fondamenta restituendo all’agricoltura i terreni sottratti. E tutto torna come prima».
Facile a dirsi.
«E’ un aspetto previsto nell’autorizzazione. Esiste una fideiussione bancaria a garanzia del piano di smantellamento».
Speriamo bene…
«Regione e Comune, nel caso, possono sempre escutere la fideiussione e il territorio è tutelato perchè si tratta di un investimento che non lo impegna per sempre».