Oggi si sente spesso parlare di APE, ACE e certificazione energetica, soprattutto da quando vi è l’obbligo di possedere questo particolare documento per le compravendite e le locazioni immobiliari e da quando è possibile usufruire di importanti sgravi fiscali solo a patto di provare di aver incrementato l’efficienza energetica della propria abitazione.
Ma a cosa serve realmente questo fantomatico “pezzo di carta”, dai più vissuto come un’inutile seccatura burocratica e quale dovrebbe essere il suo giusto prezzo?
Iniziamo con il dire che l’APE (attestato prestazione energetica, quello che fino a poco tempo fa si chiamava ACE “attestato di certificazione energetica”), è un documento che serve a valutare all’interno di quale classe energetica si possa collocare il vostro immobile, in modo tale che possiate avere un idea ben precisa di quali sono le prestazioni energetiche dello stesso, conoscendo le emissioni di CO2 che questo produce e il cosiddetto EPh, ovvero l’indice di prestazione energetica per il riscaldamento dell’edificio, che altro non è che l’energia necessaria per riscaldare un metro quadro di abitazione ogni anno (dato che peraltro ci consente di monetizzare i consumi e capire quali possano essere le spese effettive annue di gestione).
Le classi energetiche sono 8 e vanno dalla A+, che corrisponde ad un edificio altamente tecnologico ed a bassissimo impatto ambientale (ad emissioni quasi zero), passando per la A, B, C, D, E, F, fino alla classe G, nella quale purtroppo si collocano la stragrande maggioranza degli edifici esistenti, che hanno consumi energetici elevatissimi e di conseguenza spese smisurate in bolletta.
È obbligatorio redigere l’APE, oltre che per lavori di nuova costruzione e interventi di una certa rilevanza sull’esistente, anche in caso vendita o locazione dell’immobile, tanto che già all’interno degli annunci immobiliari è necessario indicare non solo la classe energetica ma anche l’indice di prestazione energetica dell’unità immobiliare in oggetto.
Per redarre l’APE è necessario un tecnico abilitato, che in taluni casi basta sia iscritto ad un ordine professionale competente in materia (come quello degli ingegneri, degli architetti o il Collegio dei geometri), mentre nelle Regioni che hanno deliberato in ambito energetico (come ad esempio la Lombardia o l’Emilia Romagna, ma non solo) deve anche essere iscritto anche ad un apposito elenco, al quale è possibile accreditarsi solo dopo aver frequentato uno specifico corso ed aver superato un esame finale.
Il certificatore per eseguire correttamente il suo lavoro dovrà necessariamente disporre di tutta una serie di documenti tra cui la scheda catastale, il libretto della caldaia con l’ultima prova fumi effettuata (con data non anteriore a 24 mesi dal momento della certificazione), l’anno di costruzione dell’immobile ed in caso fosse disponibile la cosiddetta “Legge 10” redatta da un tecnico in fase di progettazione. Per svolgere il suo lavoro in maniera corretta, seria e scrupolosa il certificatore dovrà inoltre effettuare un sopralluogo che gli consenta di verificare di persona non solo la geometria e le dimensioni esatte dell’immobile oggetto di certificazione, ma anche di restituire un rilievo dimensionale e tipologico di tutti gli infissi (sempre che non si disponga della certificazione degli stessi rilasciata dal produttore, che in quel caso andrà fornita), così come dell’involucro opaco (ovvero pareti, solai e coperture, che possono essere valutate in maniera forfettaria, o tramite documenti di progetto se disponibili, o ancora tramite analisi con termocamera); nonché di visionare la caldaia o la centrale termica e rendersi conto della tipologia del sistema di distribuzione e di regolazione dell’impianto di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda sanitaria. Qualora fossero presenti fonti rinnovabili, quali ad esempio pannelli fotovoltaici o solare termico, il certificatore dovrà raccoglierne la documentazione specifica.
Effettuato il sopralluogo e raccolti i dati necessari il certificatore dovrà poi elaborare il tutto servendosi di appositi software: il risultato saranno quei due fogli A4 timbrati e firmati dal tecnico che vi verranno consegnati e che saranno inviati al catasto energetico regionale per classificare e registrare il vostro immobile. Già le operazioni preliminari se fatte correttamente e professionalmente necessitano comunque del loro tempo, ma vi è poi tutto un lavoro di calcolo da effettuare; senza contare che un APE ben fatto dovrebbe anche riportare una diagnosi energetica che suggerisca quali siano tutti i principali interventi possibili per migliorare l’efficienza dell’immobile certificato ed a che risultati porterebbero.
Veniamo ora alla domanda: quanto corsa un APE? Qui si apre una discussione che potrebbe essere infinita. Purtroppo oramai da diverso tempo su siti deal, come Groupon, vengono vendute certificazioni energetiche a partire da 39 euro l’una e questo nonostante i professionisti del settore abbiano giustamente sollevato le loro perplessità in merito. I minimi tariffari non esistono più, ma alcuni Ordini professionali avevano inizialmente ipotizzato delle tariffe a partire da 250-300 euro minimo (prezzo oramai senza mercato, ma che sarebbe giusto se il lavoro venisse fatto come effettivamente andrebbe fatto!). A cosa è dovuta questa differenza abissale? Ovviamente chi vi offre una certificazione su uno di questi siti di offerte, poniamo anche a 50 euro, tolta la percentuale spettante alla società di deal (che può arrivare anche a raggiungere quasi il 50% dell’importo) ed i 10 euro necessari per registrare la pratica al catasto energetico lavora effettivamente per 15/20 euro. Vi sembra possibile che possa fare un lavoro preciso ed accurato? La risposta è ovvia, tanto è vero che è stato appurato che in questi frangenti sovente non viene neppure effettuato il sopralluogo.
Il vero problema sta nel fatto che finché l’APE viene vissuto come un inutile pezzo di carta di cui si ha assoluto bisogno se si vuole, ad esempio, pensare di vendere o affittare il proprio immobile non si avrà mai la convenienza a commissionare un lavoro ben fatto ed a pagarlo il giusto! Inoltre il foglio che otterrete in fin dei conti è il medesimo (attenzione non il suo contenuto perché anche la classe energetica può cambiare anche considerevolmente in base alla cura con cui si effettuano il rilievo ed i calcoli) e non sta scritto da nessuna parte quanto l’avete pagato.
Personalmente non credo che la soluzione alla vendita di certificazioni fatte in modo poco ortodosso possa essere quella di vietare le offerte tramite deal, ritengo piuttosto che bisognerebbe riuscire a diffondere una cultura dell’efficienza energetica, in modo che ogni cittadino riesca a comprendere il valore, non solo monetario, che possono avere una certificazione energetica ed una diagnosi energetica ben fatte!