http://www.rinnovabili.it/wp-content/uploads/2014/07/selfcoolings.jpg

Dall’America arriva uno studio su nuove celle solari in grado di raffreddarsi da sole

È notizia di un paio di giorni or sono che un gruppo di ricercatori della Stanford University in California, capitanato dal professor Shanhui Fan, ha portato a termine un’interessantissima ricerca che potrebbe segnare una svolta fondamentale nel settore della tecnologia fotovoltaica, pubblicandone i risultati mediante un articolo intitolato “Radiative Cooling of Solar Cells”, edito sul primo numero di The Optical Society, nuova rivista open-access di Optica (http://www.opticsinfobase.org/optica/abstract.cfm?uri=optica-1-1-32). Oggetto dello studio sono state un nuovo tipo di celle solari in grado di raffreddarsi autonomamente, così da garantire una maggior efficienza rispetto a quelle oggi presenti sul mercato e da aumentarne sensibilmente la durata della vita presunta.    
Le tradizionali celle fotovoltaiche, in condizioni di esercizio standard, si surriscaldano rapidamente e finiscono per raggiungere temperature che si aggirano attorno ai 55 gradi Celsius o anche più: questo rappresenta un grosso problema, non solo perché in tali condizioni l’efficienza si riduce drasticamente, ma anche perché si hanno ripercussioni significative sulla vita utile dei pannelli stessi. È stato calcolato che un aumento di un grado Celsius della temperatura causa una diminuzione dell’efficienza di una cella fotovoltaica stimata in mezzo punto percentuale e per ogni  incremento di 8 gradi circa raddoppia il “tasso di invecchiamento” della stessa.
Le innovative celle proposte sono state realizzate inserendo uno strato sottilissimo di vetro di silice formato da strutture coniche e piramidali di dimensioni nanometriche, grazie alle quali viene “permesso” il passaggio solo di alcune lunghezze d’onda, mentre quelle responsabili dell’aumento di temperatura vengono reindirizzate, nel campo dell’infrarosso, verso l’atmosfera, evitando così il surriscaldamento delle celle, ma al contempo mantenendone inalterata la capacità di produrre energia.
Se, come pare, questa promettente tecnologia si rivelasse effettivamente praticabile e riproducibile su vasta scala potrebbe rendere molto più appetibile l’impiego di celle solari, in quanto, abbassandone passivamente la temperatura d’esercizio, ne garantirebbe non solo una maggior efficienza di conversione, ma soprattutto un’aspettativa di vita decisamente superiore all’attuale.

 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *