Anche l’Italia settentrionale si sta attrezzando realizzando i suoi primi impianti fotovoltaici galleggianti ad alta efficienza. Dopo i progetti sperimentali che nel recente passato hanno trovato applicazione in Emilia Romagna, Toscana e Puglia, ora questa tecnologia, che all’estero sta già riscuotendo grande successo, viene riproposta in alta quota, ad opera di una delle regioni più efficienti sotto il profilo dell’efficienza energetica e dello sfruttamento delle energie rinnovabili, ovvero il Trentino Alto Adige.
La provincia di Bolzano, ha incaricato un team di ricercatori dell’Institute for Renewable Energy, capitanato dal fisico David Moser e facente capo all’EURAC, di effettuare degli esperimenti per valutare concretamente la convenienza di sfruttare il fotovoltaico galleggiante in alta quota. Gli specchi d’acqua coinvolti nel progetto sono i laghi artificiali dello sbarramento di Zoccolo (in Val d’Ultimo, Val Senales e Vernago) e soprattutto il lago di Resia, che con i suoi 120 milioni di metri cubi d’acqua risulta essere il più grande dell’Alto Adige e sulla cui superficie all’inizio di quest’anno sono stati installati i primi pannelli.
È oramai appurato che qualora i pannelli fotovoltaici vengano posizionati su “isole galleggianti” sono in grado di produrre circa il 20% di energia in più rispetto alle tradizionali installazioni a terra; il fatto però che queste siano dotate di sistema di “inseguimento solare” e siano situate ad alta quota, dove la potenza del sole è decisamente maggiore e dove oltre tutto possono beneficiare non solo del riverbero prodotto dall’acqua, ma anche da quello dovuto alla presenza della neve e del ghiaccio, aumenterebbe la loro resa fino al 40%.
Chiaramente il costo di questa tecnologia, anche considerando le difficoltà di trasporto ed installazione dei pannelli nei siti suddetti, è decisamente superiore a quello normale, per cui resta da valutare l’effettiva convenienza dell’operazione, che potrebbe esserci solo a fronte di un’ottima resa. A tal riguardo, un vantaggio maggiore si otterrebbe qualora i pannelli venissero installati sulle dighe, limitando al massimo l’impatto ambientale e sfruttando così le infrastrutture già esistenti a servizio degli impianti idroelettrici.
Il fatto che in Alta Val Venosta si registri un valore annuale di insolazione media pari a 1600 Kwh/m2 e dunque decisamente superiore alla media, lascia ben sperare sul buon esito del progetto; restano però da approfondire le problematiche tecniche connesse al fatto che i pannelli in inverno si trovano sottoposti a temperature estremamente rigide e a diretto contatto con neve e ghiaccio, per cui potrebbero necessitare di una manutenzione troppo frequente ed onerosa.
In attesa dell’esito definitivo di questo progetto, ci auguriamo che comunque esso serva quanto meno a “smuovere” l’opinione pubblica e le istituzioni, in modo tale che anche in Italia ci si possa concentrare per a cercare ulteriori sviluppi al fotovoltaico galleggiante, tecnologia che in altri paesi rappresenta già una realtà: ad esempio a Neuchâtel, nella vicina Svizzera, sono già state installate tre isole, ciascuna delle quali costituita da un centinaio di pannelli.