Le radici della sostenibilità oltre gli incentivi e la situazione italiana
Un recente rapporto pubblicato da Tekneco macina alcune cifre importanti sulla sostenibilità in Italia. Stando infatti alle statistiche, di fronte alla crisi l’Italia ha incrementato il numero di imprese green. Si registra infatti che nel settore manifatturiero la percentuale delle imprese green è pari a 29,7%, nelle costruzioni: 21,5%, nel settore chimico ben il 54%, nel made in Italy si attesta al 30%, nel settore agroalimentare è pari al 28% e nella moda raggiunge il 22,9%.
Ma quali sono le radici del pensiero sostenibile?
Nonostante durante gli ultimi anni numerosi incentivi siano stati stanziati a favore degli investimenti sostenibili, le ragioni che hanno animato il pensiero sostenibile hanno radici ben più profonde della convenienza economica.
Negli anni ’60: viene coniato il termine Economia dell’Ambiente da alcuni economisti che osservano con preoccupazione come l’incredibile crescita economica e industriale di paesi quali US, Regno Unito e Giappone sia stata accompagnata da costosissimi e spesso irreparabili danni ambientali.
1966 Boulding: smantella il mito della crescita indefinita.
“L’economia passata è come un cowboy che scruta pianure illimitate davanti a sè, la nuova economia, quella a cui ci dobbiamo adeguare, è un astronauta a bordo di una navicella spaziale dove non ci sono risorse illimitate nè per la produzione nè per l’inquinamento.”
1971 Georgescu Roegen introduce il concetto di Entropia, perfezionando l’interpretazione di Boulding. parte delle risorse ambientali utilizzate per il processo economico non possono essere riciclate. Prende corpo il problema delle risorse non rinnovabili.
Nasce un intenso dibattito tra economisti e ambientalisti i cui oggetti di discussione principali sono
- la differenza tra costi sociali e privati
- i limiti al prelievo delle risorse
- i limiti al rigetto degli inquinanti
- i limiti della crescita economica
1987 Il Rapporto Bruntland:
Il rapporto Bruntland chiamato “Our Common Future” elaborato dalla World Commission on Environment and Development, fornisce la prima definizione sistematica di sviluppo sostenibile.
Sviluppo sostenibile: sviluppo che soddisfi il bisogno delle generazioni presenti senza inficiare l’abilità delle future di provvedere al proprio fabbisogno.
Prende piede lo studio sull‘utilizzo di energie da fonti rinnovabili, ma viene accolto con molta preoccupazione dagli ambientalisti. A differenza delle risorse non rinnovabili, dove c’è un limite al prelievo accompagnato da un aumento dei prezzi, ci si preoccupa che l’utilizzo delle rinnovabili venga spinto all’estremo con conseguenze tragiche per gli ecosistemi.
2001 Rogers & Ryan: Triple Bottom Line Theory
Viene sviluppata una nuova teoria della sostenibilità che viene vista come la coalescenza di tre aree: l’ambiente, la società e l’economia.
I managers riconoscono l’opportunità associata a pratiche quali Life Cycle Analysis (LCA). Vengono adottate le prime pratiche di Efficienza Energetica: il costo di nuove tecnologie più efficienti verrà recuperato con i futuri risparmi.
E adesso: quali sono le future sfide della sostenibilità?
- Uno sviluppo parallelo a quello degli studi sul cambiamento climatico, per capire come mitigare gli impatti e avviare un sentiero di sviluppo sostenibile coerente con i cambiamenti ambientali previsti e già in atto.
- Ulteriori passi nel campo della politica ambientale volti all’adaptive management.
- Si abbandona la concezione della Triple Bottom Line. La sostenibilità diventa multidisciplinare: un’area che giace all’intersezione di numerose discipline che contribuiscono allo sviluppo sostenibile simultaneamente e in fasi differenti del processo di sviluppo.
Fonti e approfondimenti:
GreenItaly 2013 – Nutrire il Futuro: rapporto Unioncamere & Symbola
Thompson, P.B. (2012) Sustainability: Ethical Foundations. Nature Education Knowledge 3(10):11
Bresso M., Per un’economia ecologica. Carocci editore (2002)