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LCA: Life Cycle Assessment

Il campo potenziale di applicazione della LCA è molto ampio, andando dalla gestione della singola azienda a quella dei sistemi socioeconomici nazionali. Da quanto si è detto può essere già chiara l’utilità in campo macroeconomico, trattandosi di uno strumento particolarmente adatto a perseguire politiche di sviluppo sostenibile, ma è interessante chiedersi quali siano i motivi che portano alla sua applicazione nel settore produttivo privato.

Da un punto di vista generale, in campo industriale consente all’azienda di analizzare le caratteristiche delle proprie attività operative nell’ottica del loro adeguamento alle norme di legge e agli standard di riferimento mondiali. Una serie di analisi LCA redatte in modo continuo consente di conoscere con precisione l’entità del proprio impatto ambientale e la sua evoluzione nel tempo, pertanto di fissare in modo completo le procedure operative dell’azienda in campo ambientale.

Un aspetto peculiare del settore edilizio è il fatto che il prodotto edilizio che esce dallo stabilimento non costituisce il prodotto finale, ma solo un componente che deve essere integrato all’interno del sistema edificio. Per quanto un edificio possa essere costruito da componenti prefabbricati (la cui produzione è quindi monitorabile), molte operazioni avvengono in cantiere, un luogo difficilmente monitorabile e con lavorazioni semi-artigianali difficilmente controllabili, e dunque sfuggendo alle rivelazioni ambientali e all’implementazione dell’inventario (e soprattutto alla verifica della qualità finale del sistema). Sia la fasi di costruzione sia la fase di demolizione contengono processi impattanti, ma poco controllabili, che tendono quindi a essere omessi.

La somma degli impatti dei singoli prodotti può non corrispondere agli impatti del sistema edificio assemblato, soprattutto se si tratta di un edificio realizzato in opera ( in cui mancheranno gli impatti tipici del cantiere). Il metodo LCA ha dei confini molto rigidi, prende in considerazione solo alcuni aspetti e non la complessità dei temi che investono la progettazione di edifici e riguarda gli oggetti che compongono l’edificio e non la sua totalità.

Nell’impostazione dello studio, una volta definiti gli obiettivi e l’oggetto dell’analisi, occorre definire l’unità di misura di riferimento dello studio, rispetto a cui raccogliere i dati ed esporre il risultati finali. Dovendo raccogliere i flussi attivati per la realizzazione di un prodotto, occorre definire qual è la quantità di prodotto che si sta analizzando. Per definire tale unità di misura (“flusso di riferimento”) occorre definire la prestazione che ci si aspetta dal prodotto, ossia “l’unità funzionale”. Il flusso di riferimento è la quantità di materiale che si sta analizzando, a cui associare i consumi di materie prime, l’energia spesa per la produzione, per i trasporti ecc.

Abbinare alla quantità di materiale una prestazione svolta è particolarmente importante nel momento in cui l’obiettivo della valutazione è di tipo comparativo. La comparabilità dei risultati di una LCA è particolarmente critica quando si valutano sistemi differenti, perché ci si deve assicurare che i confronti siano fatti su una base analoga, la prestazione deve dunque essere individuata assumendo la prestazione ritenuta significativa per la comparazione.

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